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la fotografia di heidrun holzfeind a vienna. strictly private L'artista ci guida sommessamente attraverso gli ambienti in cui Ernst Schwadron, famiglia viennese di origine ebraica ed emigrato forzatamente nel 1939 negli Stati Uniti, ricostruisce i suoi luoghi familiari. Questi spazi raccontano la sua nuova vita negli USA ma lasciano trapelare il distacco subito anche se attraverso i toni delicati del bianco e nero. Un signore in abiti tradizionali austriaci mentre siede a tavola con signora sulla veranda o mentre lavora nel laboratorio del seminterrato, alternate ad immagini "bucoliche" del parco intorno alla casa. Gli arredi, opera dell'Architetto stesso, sono dalla linea semplice e moderna per il tempo ma i veri protagonisti di quegl'interni si rivelano essere i tanti frammenti della memoria: fotografie di antenati e collezioni di memorabilia dei clienti europei. Strictly Private, ovvero strettamente privato, é il titolo dell'esposizione e racconta lo sguardo dell'artista su quattro storie geograficamente lontane tra loro ma vicine nel mostrare il punto in cui la Storia dell'uomo incontra le storie, le vite delle persone, sia esso un momento storico od un luogo fisico. Sulla parete di fronte alle fotografie americane troviamo immagini dell'attico, in questo stesso edificio al quinto piano, allora sede dello Studio di Architettura Schwadron, prima che venisse abbandonato durante la guerra. Tra loro, a fare da collegamento tra il passato ed il futuro, c'è un tappeto. Questo, opera di Erna Laderer-Mendel, si trovava alla reception del quinto piano nella sua versione originale – la quale é andata perduta durante la guerra -, é stato ritessuto a mano e si trova ora ad occupare un ruolo simbolico di primo piano come ricordo di un oggetto perduto ma ancora presente. (Dario Lombardi) .
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